mercoledì 18 giugno 2014

Morale e denaro: la contraddizione del Moige

Si è svolta ieri presso la cerimonia di consegna del “Premio Conchiglia Moige”, il riconoscimento tutto italiano per programmi e spot che vengono definiti "family friendly", perchè adatti per tutta la famiglia e, soprattutto, per i minori.Il premio quest'anno è stato assegnato a 8 fiction, 6 programmi di intratte nimento, 4 per ragazzi e 9 spot.
Tra i vincitori hanno ritirato il premio anche i conduttori Carla Gozzi e Enzo Miccio e la Vice Presidente Content and Programming di Discovery Italia Laura Carafoli, per il reality “Ma come ti vesti”, di Real time.
La motivazione? “Per aver insegnato a valorizzare il proprio aspetto fisico utilizzando poche risorse a disposizione, parlando più di stile che di moda, nel rispetto della propria personalità, trasmettendo buon gusto e piacere di guardarsi da un altro punto di vista”.

Scopro inoltre che è il terzo anno consecutivo che questa rete si aggiudica il premio.
“Siamo felici e onorati, anche quest’anno, di ricevere l’importante riconoscimento del Moige perché è in linea con gli obiettivi editoriali del nostro gruppo, Discovery Italia. In particolare con il canale Real Time – 8° canale nazionale - da sempre siamo molto attenti a proporre programmi di qualità e adatti ad una visione familiare. Inoltre, il genere di cui siamo stati pionieri, il factual entertainment, è amatissimo dal pubblico di tutte le età”. (L.Carafoli)

Il factual entertainment, per la Vice Presidente, è dato dall'intrattenimento ispirato alle attività di tutti i giorni e dalla cosidetta "aspirazionalità accessibile", con l'offerta di contenuti come "la casa perfetta, il matrimonio dei sogni, il guardaroba ideale".
Che il canale abbia sempre veicolato l'idea della donna omologata con i tratti della perfetta donnina di casa, maniaca dello shopping compulsivo, è risaputo, come anche il pericolo che ciò possa essere impronta diseducativa nel caso di un programma per bambine come "Guardaroba perfetto kids&teens"(della cui storia e petizione rinvio). 

Ciò di cui mi stupisco è invece il Moige, Movimento Italiano Genitori, e non perchè sia fan del movimento che spesso - a ragion veduta - viene criticato per l'atteggiamento troppo bigotto e censorio.
Ciò che mi sembra strano è aver ricevuto, in occasione della petizione di cui sopra, da Elisabetta Scala (Vice Presidente e responsabile dell’Osservatorio Media del Moige) una mail di risposta, dove si consideravano "opportune" le mie osservazioni sul programma, con relativo monitoraggio comunicato via Twitter.



Mi chiedo: come si può, "per opportune considerazioni", monitorare un programma e premiare allo stesso tempo chi l'ha messo in onda?

Le critiche sulla effettiva imparzialità del movimento non si arrestano quando esso stesso ha aziende che contribuiscono economicamente come partner per le loro campagne.
L'ultima tra tutte, "Sos tabacco minori", campagna di sensibilizzazione sul problema del contrabbando di sigarette, è finanziata da Philip Morris, BAT, Japan Tobacco e FIT, Federazione Italiana Tabaccai, ed ha ricevuto aspre obiezioni da Giacomo Mangiaracina (direttore scientifico dell’Area Tabagismo della Lega Italiana per la Lotta contro i Tumori e presidente dell’Agenzia Nazionale per la Prevenzione), proprio per la contraddizione insita nelle loro iniziative.
"Sono prive di efficacia, condannate dalla comunità scientifica e in grado di promuove subdolamente il friendly marketing, ovvero un'immagine amichevole del fabbricante e del venditore di tabacco. E' come dire a un pedofilo di fare educazione sessuale nelle scuole."

Morale o denaro? Questo è il dilemma. 
Insomma Moige, da che parte stai?

lunedì 16 giugno 2014

Io non sono #mediacomplice. Un assassino è un assassino.


Non sono un #mediacomplice!
Quando una donna è assassinata #nonraccontoscuse!

A tutti i media, bloggers, mezzi di informazione, utenti del web: assumiamoci la responsabilità di cambiare il linguaggio utilizzato nel raccontare l'assassinio di una donna!

Adottiamo il "bollino"di Anarkikka, ad indicare la nostra adesione ad una comunicazione corretta e rispettosa delle donne vittime di violenza.










Basta con notizie ed articoli di cronaca che usano termini ed aggettivi che implicitamente tendono a giustificare la violenza nei confronti delle donne: "un uomo geloso, abbandonato, invaghito di una collega…".




 Un uomo che uccide una donna è solo un uomo che ha ucciso una donna, un omicida. 









Abbiamo aperto un gruppo ed un evento su Facebook.
Condividete e partecipate!








Share